Ortocheratologia Formazione e ricerca Congresso Nazionale GOS 2005 ARVO 2006

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Dalle origini ad oggi



1a generazione

lente convenzionale piatta

2a generazione

geometria inversa tricurva

3a generazione

geometria inversa multizona


Benché l’ortocheratologia sia riportata in letteratura dal 1962, per più di tre decenni questa procedura non è stata pienamente accettata dalla comunità scientifica soprattutto a causa dei dubbi su quanto fosse sicuro modificare la zona centrale della cornea. Gli unici studi controllati sull’efficacia e la sicurezza di queste prime tecniche riportano una riduzione miopica media modesta, di circa 1,00 D, in tempi di trattamento lunghi compresi fra 3 e 10 mesi, con grande variabilità dei risultati fra i diversi pazienti. La riduzione della componente miopica era spesso accompagnata da un aumento di astigmatismo contro regola che a volte diventava irregolare. Le ragioni di questa scarsa efficacia possono essere comprensibili: le prime lenti per ortocheratologia erano disegnate con curve periferiche più piatte della zona ottica e quindi si comportavano come lenti convenzionali troppo piatte, avevano un appoggio solo centrale ed un eccessivo movimento che potevano causare alterazioni dell’epitelio centrale, inoltre tendevano a decentrarsi, provocando un certo grado di distorsione ed un aumento dell’astigmatismo e delle aberrazioni corneali.

L’ortocheratologia praticata dai primi pionieri è stata molto diversa da quella di oggi: lo sviluppo di nuovi materiali, geometrie, metodi applicativi, tecniche costruttive e tecniche strumentali per l’esame della cornea, hanno contribuito all’evoluzione del metodo. Benché anche oggi posizioni molto autorevoli siano ancora scettiche nei confronti di questa tecnica, gli studi controllati più recenti dimostrano l’efficacia e la sicurezza dell’ortocheratologia moderna.


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